Pubblicato in: Comunicazione e Società, Istruzione e Formazione

L’ Italiano come lingua di contatto ad Aprilia e Pomezia

Da recente tempo l’iniziativa di volontariato dell’associazione Dialogo e Farereteonlus di Aprilia, in collaborazione con la Rete Scuole Migranti  di Roma si occupa di favorire lo scambio e l’integrazione di diverse culture, soprattutto in relazione ai minori che frequentano gli istituti scolastici dell’ I.C.Matteotti, del Rosselli (Aprilia) e del Copernico a Pomezia, i quali presentano difficoltà sociali e di integrazione proprio in virtù della loro provenienza da paesi di origine diversi dall’Italia.

I laboratori hanno l’obiettivo di offrire agli studenti la possibilità di migliorare le loro capacità linguistiche ai fini di una possibile integrazione all’interno del tessuto sociale quotidiano da cui rischiano di rimanere esclusi ed emarginati.

Il rischio di abbandono scolastico e di insuccessi formativi si alimenta a partire proprio dall’incapacità di saper parlare e scrivere italiano oltre che ovviamente comprenderlo, è indispensabile un percorso che parta dalla “lingua della comunicazione” per arrivare alla “lingua dello studio”. Inoltre i corsi costituiscono uno stimolo per il confronto tra la cultura di origine, quella di appartenenza, e quella di arrivo, amplificando le possibilità di scambio e arricchimento reciproco.

Le attività di volontariato, svolte con impegno e passione dai volontari soci dell’associazione si svolgono nelle aule scolastiche sia in orario curriculare che extracurriculare e costituiscono un valore aggiunto per la comunità apriliana, all’insegna della coesione territoriale, facendo leva sulle responsabilità etiche del cittadino e di aderenza al bene comune inteso come gestione partecipata tra istituzioni e associazionismo col fine di alimentare un sistema virtuoso di rete sinergica e condivisa tra i diversi attori in gioco.

Per saperne di più: Associazione di promozione sociale FareRete Onlus di Aprilia

Rete Scuole Migranti di Roma  Dialogo/Rete Scuole Migranti  Dialogo Onlus

Pubblicato in: Sociologia della salute e della medicina

Autismo e Società.

Breve estratto della tesi di laurea magistrale “Prospettive sociologiche nei disturbi dello spettro autistico”

Tesi Prima classificata nel bando per tesi sulla disabilità della Sapienza Università di Roma(link)

Il flusso dominante di categorizzazioni e orientamenti intellettuali è evidente anche per quanto concerne la situazione europea; un nuovo linguaggio (come potrebbe essere quello espresso dalle classificazioni mediche) è presentato come il migliore ed efficace.

Come è stato possibile dimostrare nel testo qui presente infatti, il discorso sugli autismi, sulla sua diffusione nonché incidenza e sulle possibili cause, si genera dal territorio americano e questo campo si allarga e si diffonde a macchia d’olio negli altri paesi, tanto da poter leggere titoli su siti on line italiani in cui si parla di epidemia di autismo riferendosi all’Italia, quando poi in realtà i dati diffusi sono quelli di alcuni studi epidemiologici americani.

Ora considerare due territori diversi come fossero un unico, genera domande dalla difficile risposta. Forse si potrebbe rintracciare in questi comportamenti mediali il significato di pratiche sociali incorporate: la generazione di un discorso che da elemento particolare diventa universale è legata a quella subordinazione che lega il linguaggio e il discorso della scienza ad un imperialismo simbolico (Bordieu,2000).

Le parole flessibilità, mondializzazione, governance, inclusione ed esclusione, multiculturalismo e così via sono tutti termini usati dagli intellettuali europei per assimilarsi al pensiero degli scienziati americani, tanto da farle divenire una sorta di vocaboli globali, standardizzati e condivisi con un costrutto cognitivo comune.

Queste modalità di comunicazione con i summenzionati nuovi termini, in realtà occultano delle verità concettuali incancellabili quali il capitalismo, la classe, lo sfruttamento, il dominio l’inuguaglianza che sono eliminati dal linguaggio dell’opinione pubblica, in quanto considerati obsoleti. Questo imperialismo culturale, per definirlo secondo le teorie di Bourdieu (vedi nota 130 a piè pagina), attua una vera e propria violenza simbolica che presenta modi di pensare particolari come universali, validi per tutti.

La cosiddetta colonizzazione culturale degli Stati Uniti sull’ Italia, ad esempio, porta a perdere di vista quella che è la propria e specifica realtà sociale e culturale. Bisogna aprire una parentesi necessaria, ovvero riconoscere la facoltà di comprendere che il cosiddetto modello americano, da molti ambito e preso ad esempio, significa anche in parole povere: meno Stato e più mercato, smantellamento dello stato sociale, crescita basata sulla flessibilità del lavoro, centralità dell’impresa, salariato precario e insicurezza sociale, stato penale e medicalizzazione del disagio(Gousset,2011).

Le modalità di una cultura di concepire e trattare l’autismo rimanda parallelamente alla comprensione di intendere la salute di una nazione o di uno o più stati.

130 Interessante è il contributo del filosofo francese Pierre Bourdieu; negli anni settanta (del secolo scorso) egli descrive il campo come una rete di relazioni tra varie posizioni che determinano gli scambi di capitale all’interno della struttura sociale, (Bourdieu,1965) gli attori agiscono nei vari campi dalla matrice storica, ogni campo è diverso dall’altro e influenza quelli prossimi. “[…] In termini analitici, un campo può essere definito come una rete o una configurazione di relazioni oggettive tra posizioni. Queste posizioni sono definite oggettivamente nella loro esistenza e nei condizionamenti che impongono a chi le occupa, agenti o istituzioni, dalla loro situazione (situs) attuale e potenziale all’interno della struttura distributiva delle diverse specie di potere (o di capitale) il cui possesso governa l’accesso a profitti specifici in gioco nel campo, e contemporaneamente dalle relazioni oggettive che hanno con altre posizioni (dominio, subordinazione, omologia …)”. (Bourdieu,1992, 67) L’ analisi di ciò, per l’autore francese, è sì necessaria ad analizzare la struttura della distribuzione delle risorse che determina i comportamenti individuali e collettivi, ma esorta a concentrarsi sui flussi di informazioni e sui collegamenti tra agenti e istituzioni.

Pubblicato in: Scienza, Medicina e dintorni

Un matrimonio felice… allunga la vita

La conferma di uno studio dell’Università di Pittsburgh: chi porta avanti relazioni sentimentali tormentate, è più soggetto a malattie cardiovascolari.

Da sempre, nel corso dei secoli, le relazioni sentimentali tra uomo e donna sono state fonte di ispirazione primaria per la letteratura.

Decantate dai poeti, descritte dagli scrittori, immaginate e disegnate dagli artisti, l’immaginario collettivo si è lasciato guidare da racconti e immagini a volte utopici,a volte realistici sulla vita amorosa di lui e di lei.

Il cinema e recentemente la televisione hanno ampiamente utilizzato il pathos e la drammatizzazione per far rivivere nei suoi spettatori gli animi dei protagonisti di storie amorose, pacati o tormentati che siano.

Di recente, anche Thomas Kamarck, professore di psicologia biologica nell’Università di Pittsburgh, di recente si è lasciato ispirare nelle sue ricerche, proprio dagli effetti che una relazione amorosa, in particolare quella tra uomo e donna uniti in matrimonio, può provocare a livello di malattie cardiovascolari.

Sulla rivista Psychosomatic medicine, nell’articolo a firma di Nataria Joseph, allieva di Kamarck, è stato illustrato lo studio condotto su 281 pazienti in cura, il cui status era una relazione coniugale o una relazione con un partner.

I pazienti sono stati monitorati per quattro giorni e coloro che hanno riportato relazioni negative e infelici con l’opposto sesso di appartenenza hanno registrato una percentuale di rischio di soffrire di attacco di cuore dell’8,5% rispetto ai fortunati, quelli con interazioni felici.

Relazioni matrimoniali infelici e malattia cardiovascolare: la connessione è stata trovata nella qualità della vita insieme; lo sviluppo di placche nell’arteria carotidea è stato indagato simultaneamente.

Emozioni e sensazioni hanno giocato dunque un ruolo fondamentale nello sviluppo di patologie cardiovascolari, mentre i processi sociali biologici e psicologici hanno influenzato lo stato di salute globale e lo stile di vita.

I limiti della ricerca sono stati evidenziati dallo stesso team di studiosi di Pittsburgh: queste reazioni dell’organismo posso essere state indipendenti dalle relazioni sentimentali.

La ricerca è stata una sezione trasversale in cui i fattori presi in considerazione sono stati l’età il sesso la razza e il livello di educazione.

Pubblicato in: Comunicazione e Società

Il tardo moderno: identità in costruzione

Nel ventesimo secolo il dibattito sociologico si concentra sulla definizione del periodo storico attuale che l’umanità vive.

É la modernità terminata, assolvendo i compiti che si era proposta, e si distingue nettamente come fase da quella che molti autori chiamano società postmoderna?
O ancora si può parlare di una radicalizzazione della modernità?

Gli autori che si riconoscono nella concezione postmoderna risentono degli influssi culturali francesi e nordamericani.

Questi sociologi e filosofi rifiutano le analisi macrosociologiche e si dedicano alla visione del mondo partendo dal punto di vista del singolo individuo.

L’economia capitalista si riflette sulla società e sulle condotte della persona, quest’ultima, quasi ne segue gli andamenti e li imita.

L’influenza dei mass-media è determinante nella vita quotidiana in quanto offre visibilità geografiche che unificano la percezione di uguaglianza delle varie culture lontane e diverse.

Gli individui agiscono sulla base di queste conoscenze mediali e si fanno un’idea della realtà circostante in base ad essi.

Estratto dal Brano Giovani  e identità postmoderne (2009) Consulta la tesi integrale dell’autrice

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