Pubblicato in: Comunicazione e Società, Sociologia della salute e della medicina

Disprassia e dintorni: comunicare la disabilità nascosta.

Un convegno organizzato dall’Associazione Disprassia e Famiglie, AD&F, sulla proposta di legge (DdL 904) per il riconoscimento della disprassia quale disabilità ai fini dell’inclusione scolastica e lavorativa, è l’evento svoltosi il 17 Aprile di quest’anno a Roma, nella cornice della sala dell’Istituto di S. Maria in Aquiro, del Senato. Il DdL 904 è “trasversale” ovvero nato all’unanimità tra i vari componenti di diversi rappresentanti politici.

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Il convegno ha affrontato sotto molteplici aspetti la disprassia, detta anche Developmental coordination disorder (DCD) , attraverso gli interventi di vari relatori.

Il senatore Nencini (Partito socialista italiano) afferma come le associazioni abbiano contribuito al sostegno del disegno di legge, al di fuori delle aule parlamentari. Il punto focale è il riconoscimento di un diritto, a fronte dell’handicap nascosto costituito dalla disprassia. Dalla scuola al mondo del lavoro, una rete condivisa con la famiglia per costruire una condizione ambientale favorevole ai soggetti disprassici.

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La senatrice Binetti (Forza Italia-BP) neuropsichiatra infantile, nel suo intervento, sottolinea come la sottoscrizione del disegno di legge sia stata naturale e quanto sia importante il settore medico nella disprassia. La diagnosi precoce può essere fondamentale nella qualità della vita dei ragazzi, sostiene con certezza la dottoressa.

La critica posta dal medico e senatore è al modello didattico attuale rispetto alle diversità neurofisiologiche proprie del disturbo; i luoghi comuni sono diffusi tra bambini insegnanti e genitori. Le modalità relazionali sono altrettanto importanti oltre che il “modello classe” nella scuola. Nel disegno di legge essenziale è il riconoscimento del diritto, per andare oltre le etichette dettate dagli stereotipi. La competenza nell’intervento poi appare fondamentale a livello medico ed etico.

La senatrice sottolinea la necessità di ripensare l’insegnamento: ogni bambino ha bisogno di un suo metodo che risponda alla diversità dei bisogni. Una battaglia culturale dettata dalla necessità di pensare la scuola come un laboratorio di occasioni, spazi e opportunità.  La relatrice promuove inoltre la ricchezza che c’è nella diversità, che esige rispetto, come accade anche nel caso dell’autismo. Non manca l’ironia finale: se provassimo a copiare l’arabo ci scopriremmo tutti disprassici, afferma la senatrice Binetti.

Mina Welby, Presidente dell’associazione Luca Coscioni è fermamente convinta di questa legge, ispirata alla Convenzione Onu sui diritti umani. Ognuno ha diverse abilità e in quanto tali vanno rispettate. Strumenti compensativi e misure educative risultano importanti, gli insegnanti e i medici debbono avere competenze adeguate per accompagnare i disprassici nella vita. Una rete tra vari settori potrebbe essere utile a costruire sostegni anche utilizzando la L.68 del 99, relativa all’integrazione lavorativa.

La docente di Diritto internazionale presso l’Università degli studi di Torino, Ludovica Poli, in rappresentanza dell’Associazione Disprassia e famiglie, afferma quanto sia una costruzione sociale il concetto di disabilità, e quanto l’inclusione e l’accettazione nella società siano ancora oggi da implementare. La docente descrive il progetto Ibis in collaborazione con la Fondazione Cariplo e l’Università di Milano Bicocca che è sperimentato nelle scuole secondarie superiori, utilizzando metodologie multimediali per ausilio alle neurodiversità.

La sua esperienza di genitore di un bimbo disprassico è descritta nelle  difficoltà di equilibrio tra protezione ed autonomia, sempre riconoscendo e accettando la diversità dei bambini e degli adulti di domani quale fattore a tempo indeterminato; la vulnerabilità oltre a mostrare i suoi limiti, porta anche alla generazione di reti sociali indispensabili per il progresso civile e della società.

In una prospettiva sociale la disabilità è descritta come il limite della società nell’accettazione delle diversità nel momento in cui la comunità esclude invece di includere.

Durante il convegno interviene la neuropsichiatra Michela Marzorati dell’Ospedale Niguarda di Milano, la disprassia è raccontata iniziando dalla storia di un bambino di 9 anni, Matteo, con le varie difficoltà incontrate nel disturbo e la necessità di comprendere tale disordine per i genitori.

Il medico afferma che già dal 1994 è presente nel DSM IV la dicitura disprassia, e nel help-2444110__340tempo sono mutate le sue definizioni. In Italia la diagnosi usata è disturbo della coordinazione motoria; nel 2019 le linee guida europee suggeriscono proprio tale dicitura. La frequenza del DCD è tra il 5 % e il 6% dei bambini, in prevalenza di sesso maschile. Il disturbo perdura per tutta la vita; gli interventi, anche nei casi lievi, risultano importanti per evitare ripercussioni in altre aree della vita. La capacità di prendere appunti è un ostacolo forte per i disprassici, si evidenzia inoltre nel disturbo un deficit nelle capacità organizzative e nelle relazioni sociali.

Spesso in concomitanza si trovano deficit dell’attenzione, disturbi dello spettro autistico e disturbi specifici dell’apprendimento, continua la Dottoressa.

La diagnosi purtroppo è ancora spesso tardiva nonostante un’alta frequenza del disordine. La Marzorati cita inoltre due studi canadesi che rivelano come molti medici sottovalutino le conseguenze sociali della disprassia, addirittura molti pediatri sembrano non conoscano il disturbo della coordinazione motoria.

In tale quadro è necessario ricordare, afferma la neuropsichiatra ,come nel DSM V si sia, in un certo senso, introdotta la diagnosi di comorbilità, dove prevale la dimensionalità; dunque uno spettro di disturbi che sottende  una disfunzione cerebrale in parte comune tra diversi disordini: una sovrapposizione di sintomi (co-occuring) ovvero disturbi distinti ma sovrapposti. Il DCD è dunque identificato singolarmente dagli altri disordini e meritevole di diagnosi precoce.

Interventi precoci integrati e mirati sono importanti in un’ottica di rete multidisciplinare, così come raccomandato dalle ultime linee guida europee in materia (2019). Lo sviluppo di servizi in tal senso permetterebbe di modificare la traiettoria evolutiva del paziente. Il medico cita uno studio sociale su pazienti disprassici i quali sono stati poco supportati a scuola e dove soltanto i casi più gravi hanno potuto beneficiare di sostegno, rimanendo dunque in un cono d’ombra. Molto spesso questi bambini trascorrono la maggior parte del tempo a casa e non con i coetanei, questo isolamento aumenta in adolescenza e si consolida nell’età adulta; la partecipazione sociale potrebbe migliorare eliminando le barriere ambientali che ostacolano i disprassici, suggerisce la neuropsichiatra.

Le difficoltà sono evidenti anche nella comunicazione tra pari;  è evidente la mancanza di occasioni sociali e di partecipazione  non certo dovute ad un deficit di empatia.

L’articolato e accurato intervento del medico Marzorati è completato dalle parole della neuropsichiatra Anna Maria Chilosi della Fondazione IRCS Stella Maris:

“il grande assente, nelle linee guida europee, è il disturbo dell’articolazione dei suoni e del linguaggio, la cosidetta disprassia verbale.”

A supporto dell’importanza del settore medico nel campo della disprassia un ulteriore parere scientifico si esplicita nel convegno sulla disprassia/DCD: la specialista in terapia fisica e riabilitazione, il medico Annalisa Risoli, descrive la sua esperienza professionale con il DCD/disprassia, spiegandone i sintomi, dalle dis-percezioni tattili a quelle gustative, dai problemi emozionali e relazionali a quelli cognitivi e delle funzioni esecutive, ovvero nella capacità di poter essere autonomi e indipendenti. Tante difficoltà in diversi ambiti, sia negli adulti che nei bambini. “Ad oggi la disprassia nell’adulto viene riconsiderata anche dalle ultime raccomandazioni europee, rispetto a quelle del 2012″ afferma la dottoressa.

black-and-white-1283234_960_720Quali sono dunque le problematiche nell’adolescenza e nell’età adulta? La dottoressa Risoli afferma che proprio la mancanza di un riconoscimento precoce del DCD rappresenti un deficit importante. Per gli adulti è invalidante nel 70% dei casi e negli adolescenti si riscontra una marcata mancanza di partecipazione sociale. La diagnosi mancata o errata è un fattore molto comune purtroppo. Alcuni adolescenti sperimentano anche problemi di salute mentale e problemi nelle abilità scolastiche.

La citazione del medico riguarda gli studi della Dott.ssa Amanda Kirby,( autrice del libro “Dyspraxia: an hidden handicap, 1999) i quali si soffermano anche sugli adulti, seguendo l’ICF, analizzando dunque menomazioni, attività e partecipazione,  fattori ambientali e personali che influiscono sulle problematiche.

La disprassia negli adulti si riconosce con difficoltà nel movimento (salire su una scala ad esempio) nel controllo posturale, deficit dell’immagine motoria, cioè hanno problemi a pensare l’immagine dell’azione che dovranno compiere. Ciò inficia la pianificazione, l’organizzazione del tempo e del linguaggio, ma anche il livello verbale. Altre difficoltà sono di tipo psicologico, quali a titolo esemplificativo, ansietà e depressione. Inoltre  guidare,  così come fare sport sono fonte di grande difficoltà per i disprassici.

Nella partecipazione ci sono difficoltà nello studio, nel lavoro e nella socialità; i fattori personali sono negativi, esprimibile sostanzialmente con un vissuto di incapacità e negli adulti corrispondente  alla sensazione di “non farcela”; nei fattori ambientali fondamentale è il supporto dell’ambiente che dovrebbe durare tutta la vita. Manca una conoscenza del problema da parte dei medici, dei familiari e degli insegnanti, così come la possibilità di compiere diagnosi precoci e dunque attuare un’efficace presa in carico. Valutazione e diagnosi, nonché riabilitazione sono importanti nell’adulto e non solo nel bambino, sottolinea il medico relatore.

Nel convegno interessante è la storia di Virginia Costantino, biologa e studentessa nel corso di Comunicazione scientifica biomedica della Sapienza Università di Roma.

Realizzare per realizzarsi: così Virginia sintetizza il suo percorso di vita con la disprassia. Per lei la diagnosi è stata in un certo senso, una liberazione, la spiegazione razionale alle difficoltà incontrate negli affanni della vita dettati dal disturbo chiamato DCD. Da bambina racconta di aver sperimentato episodi di bullismo a scuola oltre che difficoltà nell’apprendimento.

Decide allora, ormai adulta, di chiedere una nuova valutazione in cui si palesa la diagnosi di disprassia: ha la possibilità di ritrovare se stessa potendo comprendere appieno le sue difficoltà ma a ciò non corrisponde un adeguato sostegno ambientale. La certificazione della diagnosi in ambito pubblico è stata difficoltosa, racconta Virginia, diagnosticata come disgrafica ai fini della carriera accademica dove non ha potuto però usufruire di sostegni adeguati.

Nelle ore di laboratorio i tecnici e i docenti la dispensarono da varie funzioni, con conseguente scoraggiamento personale. Le tutele approssimative vissute preoccupano ancora oggi Virginia, soprattutto immaginando il futuro mondo del lavoro, caratterizzato da crescente competitività.

Nonostante tutto ciò giunge alla laurea in biologia e a quasi 25 anni si è iscritta alla magistrale della Sapienza, con l’aiuto della docente Michaela Liuccio (Presidente del corso di Laurea magistrale in Comunicazione scientifica biomedica) e Michele Borrelli ha iniziato un progetto di divulgazione informativa sulla disprassia per creare nel futuro una comunità di disprassici informata e consapevole dei propri diritti.

PER APPROFONDIRE:

Disprassiaqui, il sito web

Associazione Disprassia e Famiglie AD&F

Radio Radicale per i diritti dei bambini e gli adulti di domani Ddl 904-video

Sito Dyspraxia Foundation in UK

 

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La politica della vita del Forum 015: al centro la Persona.

I vertici delle Associazioni economiche aderenti al “Forum 015” della provincia di Latina, Coldiretti, Confartigianato, Confcooperative ACLI e Compagnia delle Opere (CdO Roma e Lazio), hanno analizzato la situazione economica e sociale del territorio e, accogliendo l’invito del Santo Padre Francesco a “non rimanere alla finestra”, ribadiscono che “non si può più affermare che la religione deve limitarsi all’ambito privato…la conversione cristiana esige di riconsiderare specialmente tutto ciò che concerne l’ordine sociale ed il conseguimento del bene comune…”.

Si richiama alla necessità di una nuova politica responsabile che ponga al suo centro “la Persona”.

Per il Forum 015 si apre la stagione della sintesi tra efficacia e legalità. Negli ultimi anni la legalità e la trasparenza sono state usate come bandiere di una politica emergente, purtroppo mortificando l’efficacia della pubblica amministrazione. La lotta all’appesantimento burocratico si è trasformata in una inefficienza delle funzioni. La sintesi, per il Forum 015, consiste nella adeguata interpretazione delle regole amministrative per scrollarsi dall’immobilismo legalitarista, andando incontro alla comunità.

Le Associazioni del “Forum 015”, raccolgono il mandato di SE il Vescovo Mons. Mariano Crociata, “consegnato” nell’ambito del seminario del 3 luglio scorso con i quadri dirigenti dell’Associazionismo economico del Forum 015, per una impegno finalizzato ad una “Nuova Politica”; una Politica intesa come “sforzo di acquisire una visione d’insieme e di agire dentro il tessuto sociale perché la comunità nella sua interezza trovi risposte alle proprie attese e realizzazione dei propri progetti. (…) E’ necessario trovare gli spazi e le forme per intervenire e agire, innanzitutto creando opinione e costruendo coesione sociale.

C’è bisogno soprattutto di una idea di città e di provincia, di sapere che territorio vogliamo essere e costruire…..Ci vuole cuore per volere il bene della propria città e della propria gente, altrimenti si diventa speculatori o sciacalli sulle spalle delle fasce più deboli della collettività……

Da qui il nostro rinnovato impegno per uno sviluppo economico del territorio pontino guardando alle tante imprese familiari, alla Famiglia come soggetto economico e politico, al valore della sussidiarietà vissuta nel quotidiano, ad una economia “del fare” e di uno sviluppo sostenibile del territorio, partendo dalla città capoluogo, la nostra Latina.

Ci si richiama ad un rapporto maggiormente equo tra produttori e grande distribuzione; vedi il problema delle tante imprese agricole del nostro territorio.

Non una politica contro ma una politica propositiva ed impegnarsi “per una politica della vita contro una politica del potere”.

Coldiretti Latina

Confartigianato Imprese Latina

ACLI Latina

CdO Roma e Lazio

Confcooperative Latina-Frosinone

 

PER SAPERNE DI PIU’:

Il Forum 015 e la diocesi di Latina.

Solidarietà e sussidarietà: Acli e Terzo settore a Latina e provincia.

Lazio Sociale: volontariato e solidarietà.

 

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Chi non conosce l’ortografia… Non sa scrivere!

errori ortografici

 

Tutti nella vita almeno una volta ci siamo ritrovati a domandarci “come si scrive…?” riguardo una parola oppure un’accento o un apostrofo. La soluzione migliore è avere con sé un bel dizionario della lingua italiana a portata di mano. 

 

Scrivere senza errori grammaticali ed ortografici è un segno di rispetto per il tuo lettore.

La cura e l’attenzione sono essenziali, per questo è necessario revisionare sempre il testo che hai scritto che sia per il web o per la carta stampata.

Non è solo una questione di credibilità di chi scrive ma anche di accortezza per chi legge, una sorta di galateo non scritto ma che vige silenzioso nel rapporto tra scrittore e lettore. Tale legge non scritta è una consuetudine da non violare, in quanto espone a “sanzioni sociali” non indifferenti.

 

E. Roosevelt Ogni giorno fai qualcosa che ti spaventa

 

Pensiamo a quanti modi di dire sono stati inventati nel tempo per ridicolizzare colui che non conosce (per ignoranza e indolenza) come si scrive, ad iniziare dal famoso appellativo di “asino“, la bestia da soma presa ad esempio per indicare un equino poco studioso. Oppure pensiamo alla nota scritta sulla vecchia lavagna nera della scuola, (ormai probabilmente non più usata): “asino chi legge“. Oggi, anche per questo animale, sta nascendo un’opera di riabilitazione dal suo storico stereotipo negativo.

Non farti dare dell'”asino!”

 

Per evitare che qualche nostalgico ci accosti all’equino poco studioso dunque riguardiamo insieme gli errori ortografici più comuni e che insinuano momenti di dubbio nella scrittura dei nostri testi.

Insieme o separate?

 

Un errore molto comune è scrivere due parole che vanno insieme separate e viceversa, come nel caso di:

finora e tuttora

ne consegue che è considerato un errore scrivere fin’ora e tutt’ora!

Invece le parole per cui e d’accordo vanno rigorosamente separate, non si può scrivere percui e daccordo.

Sono da considersi validi entrambi i modi per le seguenti parole:

dopotutto o dopo tutto; peraltro o peraltro.

Apofostrofando qua e là.

 

L’uso dell’apostrofo è un altro tallone d’Achille per molti.

Se dico che voglio un po’ di pane metto l’apostrofo (originariamente “un poco di pane” , è il risultato di un elisione). La caduta di una vocale è segnalata da questo segno, nel caso in cui la parola successiva sia al femminile, mentre se è maschile non va usato.

Guarda un po’ qui sotto:

 

apostrofo un'amica
“Storia” di un’amica!

 

Se invece, si tratta di un amico maschile, niente apostrofo! Adesso guarda invece qui:

 

ortografia corretta un amico
Mai con l’apostrofo!

 

Su qui e qua l’accento non va!

 

Questa regola imparata nel ciclo di scuole elementari è tuttora valida! Dunque abolita ogni possibilità di voler scrivere quì oppure quà provvisti di improbabili accenti.

Ricordo che, all’epoca delle elementari, per non sbagliare pensavo al nome dei nipotini di Zio Paperino, Qui Quo e Qua; alla loro pronuncia e alla scrittura senza accento! Un modo piacevole di assimilare la regola, anche se in quel caso erano nomi propri.

Per approfondire sull’accento puoi leggere questo articolo.

Il mutismo dell’H.

 

H non si pronuncia

 

 

Ebbene la nostra amica muta, la h non viene pronunciata ma esiste! Identifica il suono duro, detto velare, prima delle vocali i, e. Ad esempio ghetto.

Segnala inoltre la distinzione con il verbo avere:

Loro hanno fame.

Era l’anno della grande carestia.

Mettici il Cuore! (con la C!)

 

L’etimologia ci spiega perché scriviamo cuore con c e quaderno con la q.

La prima parola deriva dal latino cor, cordis; la seconda sempre derivante dall’antica lingua viene da quaternus, i)

Un breve viaggio negli errori più comuni, di certo ce ne sono ancora tanti che mancano a questo appello, ma per il momento mi fermo qui. Ti lascio, per premiare la tua curiosità e pazienza di essere arrivato fin qui nella lettura del mio articolo (scritto apposta per te) una filastrocca di Gianni Rodari, che ha sempre amato giocare con le parole, gli accenti e la grammatica italiana.

 

Accento sulla A.

“O fattorino in bicicletta
dove corri con tanta fretta?”
“Corro a portare una lettera espresso
arrivata proprio adesso”.
“O fattorino, corri diritto,
nell’espresso cosa c’è scritto?”
“C’è scritto – Mamma non stare in pena
se non rientro per cena,
in prigione mi hanno messo
perché sui muri ho scritto col gesso.
Con un pezzetto di gesso in mano
ho scritto sui muri della città
“Vogliamo pace e libertà”.
Ma di una cosa mi rammento,
che sull’a non ho messo l’accento.
Perciò ti prego per favore,
va’ tu a correggere quell’errore,
e un’altra volta, mammina mia,
studierò meglio l’ortografia”.

Gianni Rodari.

 

 

E tu che errori commetti più spesso nell’ortografia? Commenta qui! Ti aspetto!

 

PER APPROFONDIRE:

Accademia della Crusca- Libro “L’ortografia”

Accademia della Crusca

 

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Perché la punteggiatura è importante.(Non abbandonarla!)

precauzioni uso punteggiatura

 

Continua il viaggio nei misteriosi meandri dei segni d’interpunzione della lingua italiana. Nell’articolo precedente abbiamo esaminato alcuni dei segni principali; oggi ne vediamo altri, meno usati ma non per questo meno importanti, esplorando la funzione (anzi, le funzioni) dell’amata punteggiatura.

 

Se provi a leggere un testo teatrale senza punteggiatura, ti apparirà difficile riprodurne l’intonazione. Eccola la parola che cercavo per aiutarti a capire meglio: intonazione!

Nel testo scritto i segni d’interpunzione si prestano proprio a questo delicato compito: riprodurre l’espressione intonativa prodotta dal parlato! (Che bello! Un altro articolo sulla punteggiatura su Punto e Virgola!)

 

Per sintetizzare: due funzioni principali della punteggiatura.

 

  1. Evidenziare la struttura logica e sintattica del discorso;
  2. trasporre nella modalità scritta ritmo ed espressività del parlato.

 

I vantaggi derivanti dal suo uso, dunque, si rintracciano nella facoltà di far intendere meglio il testo e aiutare il tuo lettore nell’interpretazione di quest’ultimo.

Non è cosa da poco, non trovi?

L’importanza della punteggiatura.

 

Se non sei convinto ancora, guarda qui sotto. Come può mutare un testo senza cambiare le parole ma solo la punteggiatura.

 

significato punteggiatura
Significati diversi con punteggiature diverse.

 

 

Nel primo caso sappiamo che il preside, secondo il  maestro, non sa scrivere, mentre nel secondo, sarebbe il preside (a detta del maestro) a non saper scrivere!

 

 

cambiare punteggiatura significato
Perché è importante la punteggiatura.

 

 

Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia, recitava una vecchia, ma valida, regola aritmetica. Qui non vale! Anzi! Eccome se il risultato (o meglio, il significato) cambia.

Nella prima frase, in mancanza di altri elementi del contesto, possiamo supporre che sia Gianni sia Maria stiano male, con Gianni che sta, per l’appunto, poco bene. Maria potrebbe anche cavarsela egregiamente. Chissà forse c’è stata un’epidemia…

Nella seconda frase, inserendo una virgola dopo Maria e un punto interrogativo dopo Gianni, otteniamo una domanda diretta rivolta a quest’ultimo. Quindi la persona di cui si vuole sapere lo stato di salute è Maria, non più Gianni.

Questi piccoli esempi ti dimostrano perché è importante la punteggiatura.

Vediamo ed esaminiamo, in breve, altri segni d’interpunzione, utilissimi nella grammatica italiana.

 

  • il Trattino lungo, detto anche Lineetta –

Per iniziare un discorso diretto, come nell’esempio presente nella prima didascalia di questo articolo: il maestro  – dice il preside – non sa scrivere. Forse meglio usare le virgolette, per non cadere in spiacevoli malintesi…

Non la confondere con il trattino breve, che tra poco vedremo… Lo so che non sono molto usati, ma non ti sbagliare!

Poi non dire che non te l’avevo detto! (Un pò come si faceva a scuola, che se non si stava attenti la pietosa scusa era “Non l’hanno spiegato” oppure quando l’hanno spiegato ero assente – mentalmente aggiungerei io).

Ma non finisce qui! Il Trattino lungo, o Lineetta, che dir si voglia serve anche a distanziare una parte del testo da una frase, andando in competizione con la virgola e con le parentesi tonde.

“Se proprio lo vuoi sapere  – ma mi pare di avertelo già detto –  la lineetta non va confusa con il trattino breve.”

“La punteggiatura non è fatta di sole virgole – nonostante molti ignorino questa verità.

Nel primo caso  un inciso si trova all’inizio e alla fine di una frase, la racchiude e la contiene: come farebbero due virgole o due parentesi tonde; nel secondo invece, si trova solo alla fine della frase e può essere seguita da un punto, se la frase lo richiede. Lo puoi utilizzare da solo o in coppia, a seconda della necessità.

  • Il Trattino breve –

Fratello minore della Lineetta si distingue graficamente da esso per la sua minor grandezza. È più piccolo.

Il suo utilizzo invece è diverso: si usa per indicare quando  dividere in due una parola, sopratutto se si tratta di nuovi termini nel linguaggio, come

“coprogettazione” oppure “gialloverde” (il nuovo governo indicato in base ai colori dei partiti dai media).

Si trova anche nella formazione di due aggettivi:

“socioeducativo” o anche “italoamericano”

Inoltre lo trovi nelle parole onomatopeiche  (ti dico subito cosa sono: quelle che indicano un suono! come nei fumetti) ad esempio: zigzag; ping-pong e l’immancabile tictoc dell’orologio.

  • Le virgolette “ ” all’inglese o caporali «» all’italiana.

Comunemente usate per aprire un discorso diretto nel testo e per delimitarne la chiusura, si usano anche per riportare il discorso di qualcun’altro come nei due esempi:

Giuseppe disse: Maria è uscita.

Dante ha detto: Nati non foste a viver come bruti…

Singolare il suo uso per esprimere un’ambiguità, denotando allora un’interpretazione circa un termine cui non si attribuisce il significato solito:

Le disse che erano fidanzati” ma si erano conosciuti ieri e lui aveva già un’altra fidanzata” in città.

Racchiudono inoltre nomi di riviste e quotidiani e di libri

Il Messaggero; Il Mattino“; “Il rosso e il nero” .

  • La Barra obliqua / in inglese detta Slash

Ecco un’altro membro della famiglia Punteggiatura, serve per esprimere una scelta tra due opzioni: un’amica/o. Oppure per esprimere una frazione in un’unità di misura: il treno corre a 200 km/h.

Rintracciabile poi, frequentemente, nel linguaggio giuridico essendo utile ad indicare cifre: L. 104/1992 e inoltre utilizzabile per le date di nascita (Egli è nato il 01/01/1901).

Per delimitare i versi di una poesia:

“Taci. Su le soglie/ del bosco non odo/ parole che dici/ umane; ma odo/ parole più nuove/ che parlano gocciole e foglie/ lontane.” (La pioggia del Pineto, Gabriele D’Annunzio).

 

Abbiamo concluso questa breve carrellata per conoscere tutti, o quasi, i protagonisti della punteggiatura. Se sei arrivato fin qui, puoi gustarti in tutta tranquillità la filastrocca di Gianni Rodari, adatta a grandi e piccini, che  parla proprio del segno in via di estinzione, il Punto e Virgola, quello per cui ti rinnovo l’appello contro la sparizione nel web!

La Famiglia Punto e Virgola.

C’era una volta un punto

e c’era anche una virgola:

erano tanto amici,

si sposarono e furono felici.

Di notte e di giorno

andavano intorno

sempre a braccetto:

“Che coppia modello”

la gente diceva

“Che meraviglia

la famiglia Punto e Virgola

Al loro passaggio

in segno di omaggio

perfino le maiuscole

diventavano minuscole:

e se qualcuna, poi,

non è lesta

la matita del maestro

le taglia la testa.

 

Ti è piaciuta la poesia? Tu come usi la punteggiatura nel web? Scrivimi per ogni dubbio o anche solo per commentare e dire la tua!

 

PER APPROFONDIRE:

Dove va la punteggiatura?

La punteggiatura nella grammatica italiana Treccani

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Dove va la punteggiatura?

avvertenza punteggiatura effetti collaterali uso

Imparare ad usare la punteggiatura alle giuste dosi, senza effetti collaterali.

 

Scrivere sul web non esonera dalla conoscenza delle regole grammaticali, anzi maggiore attenzione è richiesta al web-writer per dare il giusto ritmo e l’adeguato tono al post lanciato nella rete. Sembra infatti che la scrittura on-line faciliti la tendenza al suo abbandono…

Tutti sappiamo scrivere, ma quanti conoscono perfettamente questo sistema di simboli grafici?

Dato che è impossibile ignorarli, iniziamo a conoscere i tuoi compagni di avventura inseparabili nel dettaglio.

Che cosa è la punteggiatura?

Wikipedia, col suo tono enciclopedico, ci informa che:

In una lingua scritta, la punteggiatura è un sottosistema di segni paragrafematici, detti per l’appunto ‘di punteggiatura/interpunzione’, usati per separare o terminare unità lessicali di base e frasi.

ALT! Cosa sono i segni paragrafematici?

 

Per segni paragrafematici si intendono semplicemente  quei segni che non hanno un’espressione in un’unità fonetica ( non li puoi pronunciare come fossero una lettera dell’alfabeto)  ma che aiutano la lettura del testo, cioè: il punto, la virgola, il punto esclamativo etc…

A cosa serve la punteggiatura?

Se lo sarà domandato ironicamente James Joyce quando scrisse “Ulisse” nel 1922, pensando non servisse a niente. Ovviamente scherzo, ma ti racconto un’utile curiosità.

Mi spiego.

Questo libro rappresenta uno dei primi romanzi moderni del XX secolo e il suo rapporto con i segni d’interpunzione è problematico: la tecnica di scrittura innovativa in quei tempi è detta “del monologo interiore”.

L’autore descrive il  “flusso di coscienza” nel monologo di Molly Bloom attraverso 40 pagine che contengono (udite, udite!)  appena un paio di segni di punteggiatura.

La morale finale in tutto ciò è che non possiamo prenderlo come esempio.

Tentativi di emulazione sarebbero una delusione cocente e, al di là delle nobili intenzioni dell’autore, sicuramente rischierebbero di essere mal interpretati e confusi;  sembrerebbero per l’appunto, banalissimi errori grammaticali.

Usare la  punteggiatura serve a comunicare meglio espressioni, concetti, sensazioni ed emozioni.

A chi serve la punteggiatura?

A tutti.

Chi desidera imparare a comunicare meglio per lavoro (copywriter, webwriter, blogger e via dicendo) o per un proprio arricchimento culturale e personale (ma soprattutto di chi legge) ha necessità di conoscere e attenersi scrupolosamente al nostro amato sistema di segni.

Per non parlare degli studenti, di qualsiasi ordine e grado, quotidianamente alle prese con temi e argomentazioni da portare a termine per il famigerato voto finale.

Vediamo alcuni (non tutti) principali segni di punteggiatura nell’italiano:

  • Il Punto.

Pone fine ad una frase principalmente, va usato con cautela. Indica una pausa forte in un discorso. Giusto scrivere frasi semplici, moderatamente brevi e non eccessivamente lunghe per non affaticare il lettore e facilitargli la comprensione del testo. Una sintassi troppo arzigogolata rischia di far perdere il filo del discorso.

Inoltre il punto attribuisce significato alla comunicazione e può addirittura mutare le intenzioni di chi scrive. Non si consiglia il suo uso dopo il soggetto e prima del verbo. (Marco, mangia una mela.)

Un altro esempio pratico:

il punto esempio cambia significato
Il Punto messo in un altro punto (!) cambia significato alla frase. Chiaro, no?

 

Andiamo avanti con:

  • Il Punto e Virgola ;

Nome del mio blog ( credo che lo avrai notato) è  un segno importantissimo, seppur il suo significato appare a molti oscuro, tanto da sembrare inutile. Sta scomparendo dal web e io sono una strenua sostenitrice della sua utilità nel discorso; aiutami in questa lotta di resistenza, non facciamo sparire il punto e virgola dalla scrittura on-line!

Tornando al suo significato, ti dirò che la pausa stavolta è più forte della virgola ma lontana da quella espressa dal solo punto. Quindi stando tra il punto e la virgola… si chiama punto e virgola!

Nella scrittura, sia web che su carta, può essere usato per spezzare due frasi tra loro collegate e congruenti logicamente; nell’esprimere un concetto in più periodi senza arrivare all’eccesso di un drastico punto separatore.

Morbido e maneggevole si adatta ad essere il giusto compromesso nell’unire ma nel contempo separare due periodi.

  • La Virgola ,

Virgola non è solo il nome del tuo gatto; o quello del tuo canarino. A parte scherzi, la pausa nel discorso qui si fa breve, puoi continuare a parlare o meglio scrivere, senza interrompere il discorso. Il tempo di un respiro, qualche secondo, e si ricomincia la lettura!

Quando non va usata? Tra verbo e complemento ad esempio.

virgola no prima complemento dopo verbo

  • I Due Punti :

Spiegare ancora meglio la frase precedente è d’obbligo con i due punti. Aiutano il lettore a capire meglio cosa vuoi dire. Mi spiego: eccoli a sinistra, i due punti, e servono proprio ad argomentare meglio cosa stai scrivendo.   (“Ci sono due quadri in questa stanza: uno a destra e uno a sinistra.”)

  • I Tre Puntini di sospensione …

Sono solo tre.Non quattro o cinque. Anche nel programma di scrittura word sono tre, come fossero una lettera dell’alfabeto. Possono essere usati alla fine di una frase per lasciare in sospeso il finale oppure per evidenziare la distanza temporale prima di una frase importante. Sul web si scrivono senza uno spazio dall’ultima parola che li precedono e lasciandone uno dalla parola che li succedono; inoltre non si mette la lettera maiuscola se si continua nella medesima frase.

Osserva:

“Stavo aspettando… quando sei arrivato all’improvviso!”

Te lo dico con certezza dopo essermi occupata per un pò di tempo di revisione di testi, correzione ed editing di libri di vario tipo, da quello accademico e specialistico al romanzo!

  • Il Punto Interrogativo ?

Detto comunemente punto di domanda, di frequente si verifica un suo abuso più che un uso. Infilato dappertutto lo ritroviamo anche nelle formattazioni dei pc che sembra leggano un simbolo per un altro.

Avete presente quel quadratino nero con il punto interrogativo dentro,che appare al posto di una lettera? Oggi sono meno frequenti ma ancora esistono nel web.

Il suo abuso intenzionale, invece, non conosce ancora spiegazione certa. Si pensa che gli abusanti vogliano conquistare appeal buttandolo a casaccio nel discorso, per sembrare più interessanti e dediti a pensieri approfonditi senza risposta alcuna; oppure non conoscono bene il suo uso.

Probabile la verità stia nel mezzo; dunque domandare è lecito, se si usa il punto interrogativo.

A proposito, e se dopo c’è il punto interrogativo? 

Quest’ultimo si attacca… ai puntini! E non si lascia lo spazio bianco.

Come nell’esempio qui:

“Se ne era davvero andato…?

  • Il Punto Esclamativo !

Eccolo! È arrivato! È  lui!

Come vedi il punto esclamativo pone enfasi alla frase; la carica di significato emotivo a seconda del contesto del discorso. In nome della sobrietà della tua scrittura sei pregato di non eccedere nell’abuso. Mi appello al tuo buon senso.

Si usa anche insieme all’interrogativo per esprimere incredulità, stupore e per frasi il cui significato sta tra l’interrogazione e l’esclamazione.

Guarda qui sotto:

“Ma è successo proprio questo?! Incredibile?!”

  • Le Parentesi Tonde ( )

Forniscono in genere un’informazione accessoria,  specificando un esempio proprio tra i due segni ( ad esempio…) ma hanno anche altri utilizzi. Lasciando stare il loro uso nelle espressioni matematiche dei polinomi, ci limitiamo a vederle all’interno della lingua italiana.

Si usano anche per isolare un’informazione su un altro piano rispetto ad un discorso, simile al trattino lungo insomma.

Anche le riflessioni, le puntualizzazioni possono essere accolte dalle parentesi senza bisogno di interrompere il testo (che mantiene una sua fluidità, come puoi vedere proprio adesso).

E ancora: aggiungere elementi ad un discorso, anche sotto forma di commento;

“Sappiamo tutti (a parte te) che la matematica non è un’opinione”.

Il punto, se la frase termina va sempre inserito dopo la parentesi e mai dentro di essa. Niente spazio bianco tra la prima e l’ultima parola contenute nella parentesi, ma uno (spazio bianco, s’intende) tra la lettera che precede e quella che è successiva, se c’è.

“Era a letto (con suo marito).

 

Ci sarebbe ancora molto da scrivere sulla punteggiatura, ma l’articolo finisce qui (per il momento).

Non è esaustivo ma è un buon inizio per accostarti all’uso sapiente e misurato dei segni di interpunzione in maniera equilibrata e senza eccessi nella tua attività di scrittura per il web.

 

p.s. Ho volutamente usato il maiuscolo all’inizio dell’elenco dei segni, l’ho fatto per trattarli quasi fossero “persone” con un nome proprio. Questo poichè sono loro i protagonisti indiscussi di questo articolo.

Tu che stai leggendo adesso, quanto curi la punteggiatura?

Dimmelo, aspetto un tuo messaggio!

 

PER SAPERNE DI PIU’:

Consulenza linguistica Accademia della Crusca

Pubblicato in: Webwriter

Perché aprire un sito web nel Terzo Settore.

Comunicare la missione associativa sul web in breve

Oggi le associazioni no-profit non possono fare a meno di avere un sito web che comunichi la missione che si propongono di realizzare.

Terzo Settore e Internet possono andare molto d’accordo: la tua onlus o la tua associazione di promozione sociale ha bisogno di farsi conoscere, raccontare cosa fa, cosa sta facendo e cosa farà.

Ma non solo. Deve raccontare di sè e coinvolgere i sostenitori e i volontari. Le potenzialità del web si amplificano nel Digital fundraising ( ti faccio notare, ma sono certa che tu già lo sappia, che su Facebook è presente il tasto “Sostieni una no-profit” per avviare una campagna di raccolta fondi).

Vediamo, passo dopo passo, come aprire un sito internet per la tua associazione no-profit.

Non esiste una magia come quella delle parole

Non è necessario essere dei programmatori informatici per aprire un sito web.

Puoi ottenere dei buoni risultati scegliendo una piattaforma CMS (Content Manager System) come ad esempio wordpress o joomla se il budget non copre i costi necessari.

Formarsi in questo ambito è fondamentale, affinchè i tuoi post non siano scritti invano!

Prima di pubblicare ascolta il tuo pubblico.

I contenuti del tuo sito web non possono piacere soltanto a te. Sarebbe un mero esercizio di stile a sfondo narcisistico, non trovi? Gli articoli vanno progettati sulle esigenze dei tuoi lettori. Conoscere a fondo il target della tua organizzazione è il primo passo imprescindibile per iniziare a progettare i tuoi futuri contenuti on-line.

Poco è meglio di troppo.

Il tuo sito web potrebbe avere dei contenuti fantastici, ma se non li organizzi con chiarezza e semplicità l’utente potrebbe facilmente andare in confusione!

I siti web con un’eccesso di elaborazioni rischiano di ottenere l’esatto contrario di ciò che si erano proposti: allontanare il visitatore!

Il tempo è prezioso e sia tu che il lettore potete sfruttarlo al meglio; se vuoi che lui/lei sia attirato dalle tue pagine web sappi che in internet la soglia di attenzione è molto bassa: non fallo perdere in mille pagine complesse!

Tre elementi di distinzione per il tuo sito web.

Per evitare l’effetto fuga dal tuo sito il marchio (o anche favicon) deve essere ben visibile nella prima pagina del sito. Sarebbe anche consigliabile che sia presente in ogni pagina dei tuoi post on-line.

  • Riconoscibile:

il tuo marchio deve essere unico e riportare alla mente del lettore la tua associazione! Assolutamente distinguibile da quello di altre onlus e anche originale. L’ideale sarebbe che lo creassi tu stesso, con alcuni strumenti on-line e gratuiti è possibili creare fantastici loghi. Puoi dare un’occhiata a Canva.com

  • Visibile:

la prima pagina del sito, la prima cui approda il lettore è il tuo biglietto da visita, lascia il segno con il tuo simbolo; le immagini possono fare più di mille parole. Pochi click per raggiungere le informazioni principali.

  • Mobile friendly:

il tuo sito deve essere ottimizzato per la versione su smartphone. Quante persone vedi al giorno che guardano il loro cellulare? Ecco, questo può bastare a farti un’idea di quanto possa essere un valido veicolo di diffusione di informazione.

Il valore di un'idea sta nel metterla in pratica

Come strutturare il contenuto del sito web per un’associazione no-profit.

I tre punti fondamentali della tua associazione saranno inseriti nella home page, sarà la prima impressione che ne ricaverà il tuo lettore dunque va progettata con cura e dedizione.

Semplicemente stai raccontando chi sei, cosa fa la tua organizzazione e perchè lo fa: la tua mission.

Evidenzia i tuoi successi.

Racconta la storia dell’associazione attraverso i suoi eventi e le sue iniziative coinvolgendo il lettore, dando voce ai volontari e ai sostenitori attraverso una sezione che preveda un blog da aggiornare costantemente: comunica i tuoi risultati.

Call to action: cosa può fare il tuo pubblico per aiutarti? Non essere timido, chiedi!

Questa è la struttura che puoi seguire per il tuo sito web, mentre i contenuti dovranno essere non solo parole: immagini, video da incorporare da youtube (potresti creare un canale youtube della tua associazione ad esempio). Raccontare della tua associazione attraverso la persuasione e il coinvolgimento con lo storytelling appassionerà i tuoi lettori!

In linea di massima Google premia i contenuti lunghi (più di 2000 parole a post) ma quello che devi seguire principalmente è cosa piace ai tuoi lettori. Prova trovare un punto di equilibrio tra questi due fattori.

I social network per un pubblico fedele.

Dopo aver sperimentato le azioni che ti ho descritto in precedenza è giunto il momento di fidelizzare i tuoi sostenitori condividendo i tuoi link su Facebook, Linkedin e Twitter. I Like (Mi piace) possono aiutarti in questo.

Crea una pagina Facebook ufficiale della tua organizzazione con un’icona e un “motto” per attirare nuovi followers al tuo sito web!

Naturalmente questo è solo una piccola parte di quello che puoi fare per aprire un sito web per la tua associazione no-profit; ci sono tantissime altre azioni da poter fare…Tu quale utilizzi? O come pensi di fare? Lascia il tuo Commento.

Punto e Virgola l'informazione di tutti e per tutti

PER APPROFONDIRE:

Confucionet Ottimizzazione immagini per motore di ricerca

Nuovo e utile blog di Annamaria Testa

 

 

Pubblicato in: Webwriter

10 Consigli pratici per scrivere sul blog

Punto e Virgola In breve

Per scrivere bene sul blog non è necessario conoscere i segreti dell’arte del bello scrivere, nè interrogarsi all’infinito su quel testo che avrei voluto scrivere, ma che non ho mai iniziato! Per iniziare i miei 10 consigli pratici (che potrai sperimentare tu stesso subito!) vanno benissimo. Prima di buttarsi nella scrittura è necessario progettare e analizzare una serie di elementi:

1. Cosa significa blogger?

Se vuoi scrivere per un blog, non puoi ignorare l’espressione blogger. Non è una domanda scontata visto che solo nel 2011 la quarta parola di cui più si è cercato il significato è proprio blog. Blogger è semplicemente colui o colei che decide di aprire un blog e di curarlo con dedizione, cura e passione. Costui, o costei, può essere definito un blogger! Ma anche se scrivi su blog altrui puoi essere annoverato tra la cerchia dei Blogger. Se poi vuoi una risposta più accademica ti cito subito cosa dice il dizionario Garzanti Linguistica sulla parola misteriosa: “chi ha un blog o chi scrive su blog altrui”. Inoltre segnala anche un sinonimo “Bloggista“. Chiaro no?

2. Hai argomenti di cui parlare?

Le pagine bianche del tuo blog stanno aspettando di essere riempite… Non farti prendere dalla fretta (succede a tutti, non preoccuparti) e sappi che:

  • E’ più facile trattare argomenti che conosci e con cui hai dimestichezza; non rischi di annoiarti e sopratutto di non coinvolgere i tuoi lettori.
  • Utilità è la parola chiave: scrivi per le persone, ricerca i loro interessi, cosa vogliono sapere, cosa può essere loro di aiuto.

Non si può non comunicare Paul Watzawlick

3. Trova gli argomenti più ricercati.

Per posizionare il tuo blog sul motore di ricerca google hai necessità di utilizzare alcuni strumenti Seo (Search Engine Optimization) che tengono conto del traffico web, per conoscere quali temi siano i più seguiti; te ne indico alcuni gratis:

  • Google Suggest: il suggeritore di ricerche correlate alla keyword
  • Answer the Public: ti aiuta a trovare le domande di ricerca
  • Ubersuggest: indica il volume di ricerca della keyword e suggerisce altre parole e idee correlate.

Comunicare è mettere in comune

4. Trova argomenti di attualità.

Scrivere di notizie o argomenti del momento è un buon modo per attirare persone al tuo blog. Verifica le fonti, che siano valide e autorevoli ( sarebbe un disastro scrivere un articolo per il tuo blog basato su una fake news, non trovi?) e citale nel caso in cui si tratti di un articolo di giornale, di una rivista o anche di un altro blog.

  • I social network come Twitter forniscono una classifica degli argomenti più “cinguettati” del momento: leggi le conversazioni per farti un’idea
  • Google Trend: ti permette di trovare le notizie di tendenza suddivise anche per aree geografiche oppure le query intorno ad un tema; inoltre mostra anche quanto siano durevoli nel tempo.

5. Trova argomenti settoriali.

Se invece vuoi scrivere su di un tema molto specifico, che interessa una nicchia limitata di persone, devi cercare di sapere cosa quest’ ultime dicono e pensano in proposito. Quindi prendi  carta e penna ed osserva, annota, appunta quello che vedi in una community. Ma partecipa innanzitutto, immergiti nella comunità per stimolare dibattiti e raccogliere impressioni. Ti sarà utilissimo per i tuoi articoli sul blog!

6. Tieni conto della soglia attenzione del lettore.

La scrittura on line è differente per alcuni tratti da quella su cartaceo.

  • Sii chiaro e conciso. Arriva all’essenziale. Difficile trattenere qualcuno sul tuo sito per continuare a leggere, se non trova quello che cerca, qualunque sia l’argomento scelto.
  • Tutto e subito: ebbene sì, funziona così per la lettura on line, poca pazienza, dunque inserisci le informazioni principali all’inizio e i dettagli alla fine.

Il Contenuto di un medium è sempre una latro medium Marshall McLuahn

7. La grammatica per scrivere correttamente: il tuo grande alleato.

Se leggi un testo con errori grammaticali che idea ti fai del suo autore?

  • Cura il tuo stile così come la forma, anche il contenuto più interessante e ben scritto può essere penalizzato da una scarsa cura della sintassi.
  • Rileggi più volte e assicurati che tutte le parole siano state digitate correttamente prima di pubblicare, insomma dai il via alla caccia al refuso!

8. Anche l’occhio vuole la sua parte.

Una famosa pubblicità di qualche anno fa recitava: l’immagine è tutto! Ebbene, stesso ragionamento per il blog! Oltre al valore e alla qualità del contenuto assicurati di curare per bene la grafica:

  • Infografiche, schemi, riassunti, sintesi e immagini sono ben accetti. Servono ad attrarre maggiormente il lettore nella sua ricerca di informazioni. Se lui è sul tuo blog sta cercando qualcosa… Aiutalo a trovarla!
  • Immagini originali e accattivanti, quasi fossero un testo a sè, le illustrazioni servono a far rimanere il lettore sulla tua pagina e anche a soddisfare un bisogno estetico-informativo.

9. No al copia e incolla!

Va bene leggere chi è più esperto di te, per prendere esempi, spunti e orientarti su un tema, ma non fare copia e incolla di articoli altrui! Che senso ha poi?

  • Non devi rincorrere il successo in termini numerici ma nella qualità di quello che scrivi, in quanto unico e personale!
  • Idem per le immagini, controlla se sono coperte da copyright prima di metterle sul tuo sito, anzi se ne crei di originali daranno ancora più valore al tuo articolo!

10. Diffondi il tuo articolo dal blog ai social network!

La maggiore diffusione la puoi ottenere attraverso i canali social Facebook, Twitter, Linkedin (Instagram per le immagini).

  • Quando condividi dal pulsante social del tuo blog assicurati sempre di aver scritto almeno qualche riga che inviti il lettore a cliccare sul link!
  • Stimola la discussione con domande, opinioni e curiosità scrivendo un post coinvolgente sul social che accompagni il tuo articolo sul blog.

L’articolo è finito, se sei arrivato fin qui vuol dire che ti ha interessato. Che ne dici di lasciare la tua opinione? Tu come scrivi i tuoi articoli da blogger?

Punto e Virgola l'informazione di tutti e per tutti

PER SAPERNE DI PIU’:

Definizione di Blogger dizionario Garzanti

Confucionet Consigli di saggezza su seo, social media, advertising. siti web, web marketing

Il mestiere di scrivere Luisa Carrada

Perchè è importante usare il blog nella comunicazione degli enti no profit

Pubblicato in: Webwriter

Perché è importante usare il web nella comunicazione sociale degli Enti no-profit.

Uno strumento indispensabile per la comunicazione sociale degli enti del Terzo Settore è lo storytelling (la narrazione in modo convincente e persuasivo).

Il web mette a disposizione svariati canali i quali possono donare maggior valore alle opere dei sostenitori e dei donatori degli enti-no profit.

Ritengo che la scelta della strategia comunicativa debba essere guidata tenendo bene a mente quali siano gli obbiettivi specifici degli enti del Terzo settore:

  1. Incrementare i sostenitori; è necessario accattivarsi la fiducia dell’utente comunicando la propria identità e le finalità dell’ente;
  2. Aumentare le donazioni; la strategia di marketing va integrata con i social network, tramite la ricerca del giusto target si potranno scovare potenziali donatori, soprattutto quelle interessate alle cause benefiche;
  3. Creare reti; spesso le onlus e le associazioni collaborano tra di loro per la risoluzione delle emergenze e si interfacciano con i territori.

Molto spesso è possibile osservare alcuni errori che si compiono nella comunicazione sociale da parte degli enti no-profit:

  • mostrare immagini di sofferenza e dolore, che potrebbero generare paura e allontanamento dell’utente, al contrario la scelta di immagini estreme dovrebbe essere usata come inizio di una storia che finisce con un “lieto fine”. Immagini di persone guarite da una cura, bambini felici dopo aver superato un trauma sono da preferire per lanciare un messaggio positivo e attirare nuovi sostenitori della causa dell’ente.
  • non differenziare le pubblicità in base alla propria identità e alla missione dell’ente no-profit, spesso l’utente fatica a rintracciare chi ha lanciato quel messaggio poichè le pubblicità si somigliano tra di loro e non contengono elementi distintivi della propria attività sociale.

Giungere al cuore delle persone con immagini e video è il mezzo giusto per diffondere il messaggio dell’ ente, purchè sia fatto correttamente e senza commettere gli errori sopracitati.

Punto e Virgola. Esempio di campagna con immagini positive
Esempio base di una campagna contro la povertà minorile con utilizzo di immagini positive.

 

La comunicazione sociale ha un grande alleato, spesso sottovalutato: il social network per eccellenza in tal caso è Facebook.

Progettare la presenza on-line e curare una pagina dell’ente no-profit è fondamentale, così come creare un gruppo per rafforzare la comunicazione interna tra volontari e sostenitori.

Altri efficaci canali comunicativi sul web sono Linkedin, Instagram, Youtube che possono essere utilizzati per la comunicazione sociale dell’Ente no profit.

Usati bene tutti i social costituiscono un’arma efficace per una comunicazione integrata di un ente del Terzo Settore: ben vengano blog, e-mailing, siti internet.

Il Terzo settore spesso non prende in seria considerazione le potenzialità del web, alla base un pregiudizio affrettato sui social media cui si attribuisce poca  serietà e superficialità.

Penso invece che sia necessario ribaltare con forza questa prospettiva: le strategie di marketing sul web sono un’opportunità unica, regalano una visibilità senza precedenti a queste organizzazioni.

Quali sono le caratteristiche vincenti della comunicazione sociale sui social?

  1. Condivisione: è possibile la contaminazione on-line di idee, pensieri, immagini, video e file;
  2. Partecipazione: si crea coinvolgimento che ruota intorno ad un’idea, un progetto, un evento, una campagna;
  3. Reciprocità: si ha garanzia di relazioni rispettose l’uno dell’altro;
  4. Gratuità: è possibile attivare campagne e comunicare gratis o ad un costo contenuto.

Comunicare bene nel sociale è possibile, se sai come farlo!

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Oggi è divenuto un imperativo etico, a garanzia della trasparenza dell’ente no-profit, costituisce una leva strategica di ogni organismo e induce le persone verso modelli comportamentali sani ed educativi.

Senza la comunicazione non è possibile mettere in pratica la missione che l’ente no-profit si è proposto.

E tu cosa ne pensi? Lascia il tuo commento!