Un’analisi ragionata sul “no-profit” con Alessandra Bonifazi, Presidente di Lazio Sociale, associazione di Promozione Sociale nel territorio laziale e già Presidente delle Acli del Lazio.
Lottare contro il disagio sociale è da sempre la prerogativa degli enti del Terzo Settore. Tali organizzazioni si sono sempre trovate in competizione o in collaborazione con le istituzioni pubbliche, in una sorta di intreccio caratterizzato comunque da un rapporto di reciproca interdipendenza.
In Italia a partire dal 1800 Scuole, orfanotrofi biblioteche e ospedali rappresentavano quegli enti che oggi definiamo caratterizzanti il Terzo Settore; erano le istituzioni cattoliche di assistenza, carità e beneficenza.
Sul fronte laico, patrioti e garibaldini costituirono le prime associazioni laiche di volontariato, per far fronte alle situazioni di indigenza e di emergenza. Continuarono a fiorire altre forme associative di intervento sociale, fino al periodo di totalitarismo statale con l’avvento del fascismo, dove le organizzazioni civili vissero un periodo di ostilità al loro operare.
La nascita della Costituzione italiana successivamente sancì le basi per il successivo sviluppo del Terzo Settore. Si affermarono i principi che permetteranno la progressiva affermazione della solidarietà organizzata. Inoltre la piena autonomia dei cosiddetti “corpi intermedi” venne stabilita anche nella prima parte della Carta Costituzionale, con il riconoscimento delle libertà di associazione e organizzazione, della cooperazione e dell’iniziativa privatistica.
Rinacquero dunque le associazioni rese silenziose dal periodo fascista. Anche il concetto di solidarietà è mutato negli anni, tra il ’60 e il ’70 si intendeva come mera beneficenza, in seguito le parole chiave furono giustizia, partecipazione e prevenzione. Il passaggio successivo fu quello dal welfare state alla Welfare community, in cui lo Stato ha mantenuto il ruolo di regia ma contestualmente sono emersi nuovi attori: le famiglie e appunto, gli enti-no profit. La legislazione a partire dagli anni ’90 ha prodotto la maggior parte delle norme che hanno dato luogo all’istituzionalizzazione del Terzo Settore.
Oggi gli enti no-profit sono circa 300mila in tutta Italia, rappresentano un importante fattore dell’economia italiana anche per l’elevata qualità del capitale umano che contengono, costituendo un’eccellenza da valorizzare per il paese Italia.
Con Farerete onlus abbiamo incontrato Alessandra Bonifazi, già Presidente delle Acli (Associazione italiana lavoratori cristiani) nel Lazio e attualmente Presidente dell’Aps Lazio sociale, per conoscere la sua esperienza nell’esteso settore del no-profit.
Ho avuto il piacere di essere ospite in collegamento telefonico durante la puntata notturna del 21 giugno di Radioimpegno e Lazio Sociale, trasmessa anche su Radio Città futura, per parlare del mio blog (Punto e Virgola) e del volontariato. Adesso vorrei invece saperne di più sulla tua associazione.
Come nasce l’idea di Lazio sociale?
Lazio Sociale nasce da un progetto di condivisione e di ascolto. Due anni fa ho intrapreso questa nuova avventura insieme ad altre persone provenienti da diverse esperienze associative, tutti consapevoli del fatto che una rete efficace a servizio del territorio, nonché la condivisione di esperienze e risorse, possano dare risposte più adeguate ai bisogni delle persone.
Stiamo vivendo un momento storico in cui i tagli alle risorse, le diseguaglianze economiche e sociali sempre più accentuate, e di conseguenza, l’aumento della povertà, con la diffusa condizione di frustrazione e di incertezza che si manifesta spesso in forma di rabbia, generano isolamento e sfiducia, anche nelle Istituzioni, sempre più distanti dal territorio e dai bisogni reali delle persone e delle famiglie. Una crisi quindi che non è solo di tipo economico ma anche valoriale e relazionale; e una crisi della politica che non sempre riesce a dare risposte concrete ai bisogni del territorio.
Da queste criticità che nasce l’idea di Lazio Sociale, una associazione che crede nel valore di chi, tra le Istituzioni e la Società Civile, lavora con impegno e dedizione e che importanti temi sociali e culturali vadano affrontati in una logica di sistema. Per tale motivo che l’Associazione dà voce a chi opera nel quotidiano attraverso il suo blog (www.laziosociale.com) e nelle trasmissioni di Radio Impegno, che gentilmente ci offre il suo spazio e con cui collaboriamo da oltre un anno, per promuovere politiche di una governance condivisa e strategica tra le Istituzioni e la Società Civile.
Le associazioni sono spesso fonte di un patrimonio di conoscenze specialistiche e avanzate. Qual è il principale settore d’intervento della tua associazione? A chi si rivolge principalmente?
I nostri settori di intervento sono diversi e legati tra loro, perché pongono al centro di ogni discussione e riflessione la persona a 360 gradi, dal sociale, alla cultura, all’agricoltura, al lavoro, alla legalità. Un’attenzione particolare viene data ai più fragili della società, ma anche alle tante forze esistenti, ai c.d. corpi intermedi che spesso negli ultimi tempi sono oggetto di attacco a più livelli, mentre invece devono essere accompagnati e sostenuti perché sono una grande ricchezza per il nostro Paese.
Negli enti no-profit il servizio consiste nell’attenzione specifica e imprescindibile alla soddisfazione del destinatario, dunque incarna la dimensione comunicativa del “prodotto erogato”, alimentando la natura squisitamente relazionale del processo in atto. Quali bisogni, latenti e manifesti riuscite ad intercettare con Lazio Sociale e quali risposte fornite a tali problematiche?
La forza di Lazio Sociale è la rete ed il legame che unisce le persone che lavorano sul territorio, promuovendo le loro iniziative, i progetti, le azioni, dando voce a chi fa e lo fa bene. La nostra associazione valorizza le grandi e piccole realtà che operano nella nostra regione, con l’ascolto ed il dialogo riesce a far veicolare le diverse istanze.
Crediamo nella forza del NOI, lo abbiamo sperimentato in diversi contesti, anche nelle dirette a Radio Impegno, un’occasione questa che evidenzia come la forza dell’unione e la condivisione di valori possano portare ad azioni efficaci.
Il valore del Terzo Settore è rafforzato dal networking, ovvero dal “fare rete” con altre realtà, pubbliche e private. Come si muove Lazio Sociale da questo punto di vista?
Come già detto Lazio Sociale ha fatto della rete la propria forza. La rete è una parola che viene spesso usata ma non sempre è facile raggiungere l’obiettivo sperato.
E’ difficile la condivisione, perché vuol dire mettere da parte un po’ di se stessi per abbracciare l’idea o l’esperienza dell’altro; ma una volta superate le difficoltà e la fatica, rende più forte il legame e l’azione condivisa. Un’ esperienza già vissuta quando Presidente delle Acli del Lazio, insieme a Caritas, Lazio Sociale ed altre organizzazioni, promuovemmo l’Alleanza regionale contro la Povertà. Un’ alleanza forte che ha dato ottimi frutti. Questa è stata la principale, ma non unica, esperienza che ha portato alla nascita di Lazio Sociale.
Il territorio in cui si radica l’azione dell’associazionismo è il Lazio, cosa ci puoi dire di questo territorio e come Lazio sociale opera in esso?
Il Lazio è una regione complessa e varia, per questo richiede risposte diverse in relazione al territorio. Lazio sociale cerca di dare voce alle realtà presenti in tutta la Regione, ma soprattutto a Roma e Latina l’attività è più intensa. L’Associazione ha anche avviato localmente un’interlocuzione con le Istituzioni civili ed ecclesiastiche con le quali il confronto è continuo.
Lazio Sociale opera nel territorio regionale su diversi fronti: con l’organizzazione di eventi, convegni e momenti di confronto da una parte e mettendo a disposizione il proprio blog dall’altra. Il blog è uno spazio virtuale dove vengono condivise iniziative ed esperienze, e dove ci si confronta e interagisce, scambiando pareri, suggerimenti, opinioni su tematiche sociali, politiche e culturali; il blog promuove il Social Link della rete per diffondere le buone pratiche, sia delle organizzazioni del Terzo Settore che delle Istituzioni, e al fine di valorizzare le numerose realtà territoriali.
Una posizione dominante quella della piattaforma online che dall’8 febbraio 2017, giorno della nascita di Lazio Sociale, è divenuta punto di riferimento per gli addetti ai lavori, per gli stessi operatori dell’informazione e che appare sempre più come una vetrina importante per le realtà operanti nel Lazio.
Oltre all’attività legata allo studio e all’analisi dei dati provenienti dai territori della regione, legati al mondo del lavoro, del sociale, dell’economia, dello sviluppo. Dati che Lazio Sociale elabora, porta alla conoscenza dei rappresentanti istituzionali e che vengono utilizzati per alimentare dialoghi costruttivi tra addetti ai lavori e la cittadinanza.
Accoglienza e condivisione sono i valori espressi dalla tua Associazione di Promozione sociale, che utilizza anche gli strumento del Blog per diffondere la sua missione. Quali obbiettivi ti poni, in qualità di presidente dell’associazione nel presente immediato e nel futuro prossimo?
Nel presente immediato l’obiettivo è quello di ampliare la famiglia di Lazio sociale, soprattutto con il coinvolgimento di piccole realtà che in silenzio e con fatica maturano risultati che mirano ad uno scopo comune: quello di migliorare la società e sopperire a delle situazioni di difficoltà ed emarginazione che non vengono colmate dalle strutture pubbliche con le quali spesso le stesse realtà collaborano.
Nel futuro prossimo l’obiettivo è quello di impegnarsi per rendere le città più vivibili ed accoglienti e quello di diffondere messaggi diversi da quelli che sentiamo in questi giorni, non più rabbia, intolleranza, razzismo, ma accoglienza, condivisione e abbraccio, perché è proprio nell’abbraccio e nell’apertura verso l’altro che si impara a conoscerlo e ad amarlo.
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