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Fino a quando esisterà, per causa delle leggi e dei costumi, una dannazione sociale, che crea artificialmente, in piena civiltà, degli inferni e che complica con una fatalità umana il destino, che è divino; fino a quando i tre problemi del secolo, l’abbrutimento dell’ uomo per colpa dell’indigenza, l’avvilimento della donna per colpa della fame e l’atrofia del fanciullo per colpa delle tenebre, non saranno risolti; fino a quando, in certe regioni, sarà possibile l’asfissia sociale; in altre parole, e sotto un punto di vista ancor più esteso; fino a quando si avranno sulla terra, ignoranza e miseria, i libri del genere di questo potranno non essere inutili. HauteVille House, 1 Gennaio 1862.

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Victor Hugo. I miserabili.

 

 

Louise Ferdinand Céline. Viaggio al termine della notte.

“Se la gente è così cattiva, forse è solo perché soffre, ma è lungo il tempo che separa il momento in cui smettono di soffrire da quello in cui diventano un po’ migliori.”

“Sempre avevo temuto d’essere pressoché vuoto, di non avere insomma alcuna seria ragione per esistere. Adesso davanti ai fatti ero proprio certo del mio nulla individuale.”

“E’ la sera che gode il commercio, quando tutti gli incoscienti, i clienti, queste bestie da profitto, se ne sono andate, quando il silenzio è tornato sulla spianata…Allora possono cominciare i conti. E’ il momento in cui il commercio censisce le proprie forze e le proprie vittime, coi soldi.”

Louise Ferdinande Celine. Viaggio al termine della notte

Annie Ernaux. Memoria di ragazza.

“Non è a lui che si sottomette, ma a una legge indiscutibile, quella di una ferocia maschile che un giorno o l’altro avrebbe dovuto comunque subire. Che si tratti di una legge brutale e abietta, così è.”

“Mi passo e ripasso la scena la scena nella testa, l’orrore non si è attenuato, quello di essere stata così miserabile, una cagna che va a mendicare una carezza e riceve un calcio. Ma questa visione reiterata non attenua l’opacità di un presente scomparso da mezzo secolo, lascia intatta e incomprensibile quell’avversione di un’altra ragazza nei miei confronti.”

“Quello che oggi sarebbe considerato un clima di guerra non ha quindi turbato la ragazza di S, che peraltro sono certa che fosse favorevole al “mantenimento dell’ordine” in un ‘ Algeria che doveva restare francese come prometteva De Gaulle. Doveva sentirsi assuefatta al conflitto, dopo tre anni di scontri, oppure avere soltanto un’idea molto vaga di quelle morti lontane, venate di romanticismo, e da sempre appannaggio degli uomini”.

Annie Ernaux.   Memoria di ragazza

Miguel Bonnefoy. Il meraviglioso viaggio di Octavio

“Ahimè, per le bidonville venezuelane i santi non passavano. A quella tavola non sedevano. Non partecipavano alla lenta e desolante costruzione della felicità dei poveri che, con la testa rivolta verso la luce, sgranavano un rosario di noccioli di olive e tendevano tutti i sensi per ascoltare il cielo rispondere alle loro preghiere.”

“La gente prese l’abitudine di misurare l’importanza di una casa dal numero delle finestre. Il nome delle strade, intitolate a quelli che le abitavano, veniva scritto su tavolette di legno. In via dell’Ospedale c’era l’ospedale, in via delle Sorelle c’era il convento, in via Doctor Dominguez viveva il venerabile Dottor Dominguez e in via dei Cornuti, che non aveva niente a che vedere con l’onestà delle signore, c’era il mattatoio dove si scaricavano le corna del bestiame.”

“Nessuno impara a dire di non saper nè leggere nè scrivere. E’ qualcosa che non si impara, che rimane in una profondità priva di struttura, di luce. E’ una religione che non esige confessione. Eppure Don Octavio, scavato nel suo pugno, aveva sempre mantenuto il segreto, fingendo un’invalidità che gli risparmiava la vergogna. Con gli altri scambiava parole semplici, plasmate dall’uso e dalla necessità. Aveva attraversato l’umanità contando sulle dita, indovinando certe parole dalla somma delle loro lettere, leggendo altrove, negli occhi e nelle mani, la mimica delle persone, estraneo alla gelosa relazione tra suoni e lettere.”

Miguel Bonnefoy. Il meraviglioso viaggio di Octavio

Marguerite Yourcenar. Memorie di Adriano

“La vita, per me, era un destriero, di cui si sposano i movimenti, ma dopo averlo addestrato quanto meglio ci riesce. Dato che in fin dei conti tutto consiste in un atto volitivo interiore- lento, insensibile,tale da implicare anche l’adesione del corpo- mi studiavo di raggiungere gradualmente questa condizione di libertà, o di sottomissione, quasi allo stato puro.”

“E mi accorsi quanto sia vantaggioso essere un uomo nuovo, solo, quasi esente da vincoli matrimoniali, senza figli, quasi senza avi, un Ulisse senz’altra Itaca che quella interiore. Conviene che io faccia qui una confessione che non ho fatto a  nessuno: non ho mai avuto la sensazione di appartenere completamente a nessun luogo, neppure alla mia dilettissima Atene, neppure a Roma. Straniero dappertutto, non mi sentivo particolarmente isolato in nessun luogo. Cammin facendo, esercitavo le diverse professioni di cui si compone il mestiere di imperatore: indossavo la vita militare come un vestito che è diventato comodo a furia di esser portato.”

“Trahit sua quemque voluptas: ciascuno la sua china; ciascuno il suo fine, la sua ambizione se si vuole, il gusto più segreto, l’ideale più aperto. Il mio era racchiuso in questa parola: il bello, di così ardua definizione a onta di tutte le evidenze dei sensi e della vista. Mi sentivo responsabile della bellezza del mondo.

Marguerite Yourcenar. Memorie di Adriano

Simon Wiesenthal. La mia vita a caccia di nazisti

 

“Soltanto le dittature, manifestatamente, hanno dei programmi per i giovani- le democrazie invece, i giovani li lasciano a se stessi. Così, specialmente  in Germania e in Austria, dopo la seconda guerra mondiale i giovani sono rimasti senza ideali.”

“Noi assistiamo all’esaurirsi totale dei programmi di tutti i partiti politici. Non c’è più nulla per cui si possa far accendere l’entusiasmo l’animo dei giovani. Tutto ciò per cui si è lottato in passato è stato raggiunto da tempo: orario di lavoro breve, vacanze lunghe, istruzione, salute, protezione sociale per tutti.”

“L’unica cosa a cui quest’epoca chiama i giovani è il consumo. Ma anche questo si esaurisce, e pertanto ci troviamo di fronte alla questione di cosa fare per dare un senso alla nostra vita… Quando la vita non ha più un senso i giovani tendono a rifugiarsi nella morte. Le dittature lo sanno e sfruttano questa tendenza. Le democrazie debbono trovare il modo di restituire un senso alla vita dei giovani.”

Simon Wiesenthal. Giustizia, non vendetta.

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