Pubblicato in: Comunicazione e Società

Una breve riflessione sulla parola terrorismo.

I mass media parlano continuamente di terrorismo, una parola che è divenuta parte integrante del vocabolario di giornali, televisioni e radio, ma anche di pubblico dominio sui media digitali, su internet sono numerosi i siti che se occupano a titolo ufficiale e non.

D’altronde la nostra attenzione,ripiegata sui fatti quotidiani della vita, è scossa dalla spettacolarizzazione che viene mostrata di eventi drammatici cui siamo esposti nostro malgrado.

Spesso accade che gli approfondimenti televisivi siano soprattutto nel far leva su aspetti tragici quali la morte, lo stupore, lo sdegno per avvenimenti dai connotati tragici.

Basti pensare agli ultimi eventi accaduti in Belgio il 22 Marzo del corrente anno, due esplosioni all’aeroporto di Bruxelles e una all’aereoporto di Maalbeek, il cui sospettato principale è il così definito Stato Islamico(Isis).

Il risultato: morti e feriti tra ignari cittadini, fiumi di parole di cordoglio, caccia ai colpevoli e titoli di giornali che cercano ogni possibile ipotesi per far chiarezza nel caos dell’intricato e complesso scenario politico e geografico internazionale.

Cosa vuol dire, oggi terrorismo? La connotazione cambia a seconda dei momenti storici, se l’origine del termine si deve all’insurrezione contro “il despota” ai tempi della Rivoluzione Francese, oggi tale definizione sembra non esser più valida.

Mutano infatti i destinatari delle azioni violente: i cittadini, i civili sono il bersaglio preferito e non è il “vertice” ad essere colpito, sembra quasi un’attacco personale alle libertà che gli Stati democratici hanno concesso a questi uomini e donne; visto che sono loro i destinatari di una politica liberale pare debbano per questo essere puniti, anche con la morte.

La parola che in misura maggiore si accosta a quella di terrorismo è Violenza, mezzo usato in misura preferenziale dai soggetti che compiono azioni finalizzate ad incutere timore tra la gente comune.

Una definizione enciclopedica che aiuta maggiormente a comprendere il concetto e il significato che si cela dietro il termine terrorismo è la seguente: ” uso della violenza illegittima finalizzata a incutere terrore nei membri di una collettività e a destabilizzarne o restaurarne l’ordine mediante azioni quali attentati, rapimenti,dirottamenti di aerei e simili”(www.enciclopediatreccani.it).

Il XX e il XXI secolo hanno visto succedersi varie tipologie di terrorismo, il cui nodo centrale si trova nella radicalizzazione violenta di conflitti di natura sociale, etnica e religiosa, se negli anni ’70 prevaleva un ideal tipo di terrorismo di sinistra, nonchè di destra, legato per lo più all’estremizzazione di determinate ideologie, il terrorismo etnico- religioso si nutre di azioni estreme per attirare un “Occidente distratto” dalle loro condizioni esistenziali, come nel caso del popolo dei palestinesi “senza terra e senza patria”.

Ad oggi, la zona più carica di tensione e violenza, dai contorni e dalle forme terroristiche, è senza dubbio quella del Medio Oriente, nei pressi di Israele, dell’Afghanistane dell’Iraq.

I dibattiti degli addetti ai lavori e non, ma anche quelli del cittadino comune pongono interrogativi interessanti: è questa una guerra?

Nel senso Occidentale del termine la risposta sarebbe no, durante gli attentati non ci sono uomini in divisa militare, armi visibili, solo uno o più individui nascosti tra la folla che decidono di farsi esplodere, insieme a tutta la comunità presente nei dintorni.

Se fosse una guerra militare una volta individuata la base sarebbe facile, per l’Occidente, vincere con la forza delle armi.

La strategia attuale dei governi Occidentali si basa sulla repressione, che da sola non sembra però sufficiente a eliminare le possibilità di stragi umane, nel quadro strategico si inserisce l’importanza e la rilevanza dei valori di una cultura, in qualità di architrave nell’architettura della civiltà occidentale.

Le reazioni circolari a tali drammatici eventi sono il risentimento, la paura e la domanda di protezione continua che i cittadini chiedono ai propri governi: quella del terrorismo islamico è una guerra di logoramento in cui vince chi riesce a non cadere nella trappola del terrore continuo.

Il terrorista cerca una legittimazione politica mentre i governi lo classificano come un criminale, se quest’ultimo è visto come un soggetto politico che usa armi non convenzionali, per la precisione penalmente sanzionabili, la risposta deve essere necessariamente politica.

Emerge dunque il ruolo, in Italia come nelle altre nazioni Europee e anglo americane, delle Agenzie per la sicurezza della Nazione.

Questi soggetti hanno una storia diversa a seconda del territorio in cui nascono e si legano a vicende politiche sociali e culturali sia interne sia esterne.

La funzione di prevenzione delle attività di intelligence si presta, in tempi come quelli attuali, ad analisi e studi di esperti nel settore che contribuiscono a rendere sempre migliorabile le attività delle agenzie a ciò predisposte.

In Italia la L.127/2004 ha ridefinito il ruolo dei servizi segreti e del segreto di Stato a protezione della Repubblica Italiana, un’operazione di immagine per ristrutturare vecchi apparati logorati da scandali e vicessitudini che, visti i tempi, mal avrebbero accolto la fiducia della popolazione bisognosa di rassicurazioni.

Nel 2007 nasce il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS) presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e le agenzie informative si dividono tra un’ Agenzia Informazioni di sicurezza esterna(AISE) ed una interna(AISI) con una competenza territoriale e non solo, come accadeva in passato, solo militare o civile.

La centralizzazione delle azioni svolte dalle agenzie in capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e alle autorità da lui delegate, comprendono anche la giustificazione al compimento di reati, se questi ultimi sono strettamente necessari all’interno di determinate operazioni per la salvaguardia degli interessi nazionali, nello specifico in base all’art. 17 secondo comma della legge 124/2007 infatti si specifica che “la speciale causa di giustificazione di cui al comma 1 non si applica se la condotta prevista dalla legge come reato configura delitti diretti a mettere in pericolo o a ledere la vita, l’integrità fisica, la personalità individuale, la libertà personale, la libertà morale, la salute o l’incolumità di una o più persone”.

L’apertura ai cittadini e la pubblicizzazione di massa intendono fornire elementi conoscitivi delle attività del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, un sito che intende aprire il dialogo con la comunità, in tempi in cui la minaccia e il terrore accompagnano costantemente l’Europa e i suoi cittadini.

PER APPROFONDIRE:

Gnosis Rivista di intelligence italiana

Sito Sicurezza Nazionale e Informazione italiano

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